GlamO'drama #6


Ho camminato fino a inzuppare le mie ossa nella città che annegava in un latrato. Ho camminato fino a sprofondare un pò nei marciapiedi senza barchette, col silenzio immobile dei muri intorno pieni d'aria, e d'acqua. Ho condiviso il respiro lento della città tossica, il profumo dell'ora diversa, le mani umide di un abbraccio verticale. Se ti pieghi a raccogliere i miei capelli, ti prego, recidili come fiori. Ho camminato col sapore in bocca di quelli che hanno fame di riempirsi i polmoni, come gli uccelli se non potessero volare, come il falco cieco, il drago sradicato dalla favola.
Spugna di cemento mi inala un qualche altro condotto d'areazione, e come un acrobata volo via oltre lo sfondo.
Domani mi sveglierò presto e conterò ad una ad una le mie cellule. Voglio che mi siano tutte familiari. Domani sarà pulito e asettico fuori, questo reparto. I pipistrelli hanno preso il posto dei piccioni ora, stanotte, sugli alberi. Li sento ridere. Chissà dove dormono i piccioni. Ho paura di far male a questo marciapiede mentre penso, e mi chiedo anche se lo sa che affogo in un cappotto arrancando nel suo cielo. Il mio è grande come quello degli insetti. Immenso. Non mi sono mai sentita così vicina alla terra. Amo le stelle perché sono lontane.

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