Cerchio

Moltiplica l’incubo. Non c’è l’angolo della penitenza. Sono un uomo e voglio fare penitenza. Voglio accucciarmi all’angolo a nord e rimanere genuflesso. Faccia al Muro. Perdono. Voglio chiedere perdono. Non c’è l’angolo della penitenza. L’incubo. Il perdono. Mi siedo al centro della stanza perché ho paura del perimetro. Dico voglio ricominciare da capo, Cerco l’inizio. Semirette, segmenti. Frammenti. Cerco l’inizio col naso per terra. Fiuto la linea, esamino la forma. Sono un uomo e voglio fare penitenza. Dov’è il mio nuovo inizio, l’origine dei punti? Cammino. La stanza non si interrompe. Muro bianco. Pavimento bianco. Soffitto bianco. Il bianco ha inghiottito la porta. Cammino nel bianco come una macchia. Ero un uomo. L’uomo nasce per trovare angoli. L’angolo della vergogna. L’angolo del perdono. Voglio nascondere la mia faccia. Il cono d’ombra. Tutto è curvo. Tutto si piega. Le linee tramano, la mia pelle trema, s’ammorbidiscono, mi confondo. Ho paura del perimetro. Non posso nascondermi. I vermi aderiscono alle pareti. Le mie ossa non si piegano. Io non sono un verme. Vomito. Una macchia concentrica. C’è una macchia concentrica. Ho vomitato l’incubo. Il cerchio. Si dilata. Concentrico. Nel perimetro, io, la macchia, io, l’intruso. Non c’è l’angolo della salvezza. Non aderisco, le ossa, è colpa delle ossa. Io non sono un verme. Non posso riposare. Lo senti, è assordante il silenzio. Solo gli angoli parlano. Le linee spezzate gridano. Le semirette iniziano a lamentarsi. Il cerchio. È silenzio.

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