Crescendo

Avevo perso la capacità di aspettarmi qualcosa; qualsiasi cosa succedeva, scorreva subito lentamente via, trascinata dalla schiuma del fiumiciattolo grattato lungo la costola sinistra del fondo. Lasciavo scorrere via i giorni, la rabbia, i pensieri felici per paura che volessero ammansirmi, i pensieri infelici per evitare che s'incancrenissero, accovacciati nel ventre. Ero convinta che un giorno sarebbe successo qualcosa di eccezionale, che mi avrebbe distrutto, e salvato, e non c'era bisogno che aspettassi. Continuavo ad essere la stessa, attaccata alla vita come una gramigna, testarda come una capra e viva come un' erbaccia, anche se nel mio inverno nessuno poteva supporre che dentro affondassi le radici fino a spezzare le unghie contro i sassi. Ero forse sempre più viva, e piena, e forte, perchè la vita scorrendo scavava la profondità del fiume fino ai miei nervi scoperti, alle più piccole terminazioni nascoste tra fango e terra, e mi rendeva segretamente sensibile, nevrile, fertile. Io affondavo i piedi nello sterco, per questo tutte le sere facevo il bagno: l'idea di poter avere le unghie sporche mi faceva impazzire. Ogni mattina affondavo nello sterco dei piedi bianchissimi.

Diocane

Sto sorridendo adesso, mentre scrivo guardando distrattamente sia la tastiera che l'interlocutore di turno. Non sto ascoltando. Non ascolto più da qualche ora. E, udite udite, scrivo in tempo reale. Niente ripescaggi dal passato oggi. Sto sorridendo mentre ucciderei per un pò di silenzio. Nella mia mente slideshow di atti violenti facilitano la catarsi. Ho mal di testa e non sono tranquilla.

GlamO'drama #7


Svegliarsi accanto a te.
Il letto è freddo. È un mattino di Marzo. Che graffia. La notte non ha lasciato profumi. Un battito d’ali s’accascia. Si bagna. E bacio una coscia del tuo corpo anemico.
Vorrei… vorrei… affondare le mani nel tuo amore dischiuso per me, come un fiore, grande, che svuoto. Lascio scivolare via la tenerezza di ogni volta che corri a leccare le mie ferite e allargo la cassa toracica per rientrare in questo Corpo non mio. Più umano.
Chiudi gli occhi. Non fissarmi.

Svegliarsi accanto a lui.
Voglio una carta assorbente che s’impregni della mia rabbia.
E ti bacio tra le cosce e non voglio che te ne vai. Voglio massacrarti a mani nude e leccare il sangue caldo non coagulato che scivola via dal dorso della mia mano. Voglio tamponarti la piaga con la mia rabbia. Come Atropo recidi il mio filo. Disintegrando legami mai nati, mai spenti. Sognati. Piccolo sfregio sul lato sinistro del petto. Il morbo corrode le vene. E brucia. S'appiglia, s’impiglia alle fiamme. E brucia. Consumo il mio corpo e latente ragione evapora piano. Come Atropo recidi il mio filo. L’ultimo appiglio alla crosta del cuore.
Vaffanculo.
M’hai reso una cagna perfetta. Iniziata al distacco aprendo le cosce mi lascio cadere. Nel buio del mio stesso corpo. Inseguo qualcosa di vergine per non soffocare. Che sia un organo, un liquido, un osso. Se potessi tagliarmi le mani, asportar la vagina e cavare questi occhi. Per affievolire ricordi e speranze. Per deporre nella pietra passioni. Crocifisse al tuo albero gelido. Al tuo cazzo trionfante.

Mi sento terribilmente sporca.

blablabla


In quanto a me, ci sono molte cose da sapere: adoro il gelato. Soprattutto nei toni del rosa e pieno di fragole, mirtilli e foglioline di menta. Adoro la cioccolata, le scarpe, i rossetti, Bette Davis. Adoro tagliare il pesce crudo e mangiarlo con le mani. E Coco Chanel. Ed il mio culo. Adoro quando di notte indossiamo tacchi altissimi coordinati a pochette scintillanti. Adoro quando le tisane riescono a purificare anche l'anima. E fare l'amore fino al mattino nel letto di qualcuno a cui riesci anche ad addormentarti vicino. Senza schifarti. Adoro cucinare, nutrire. Avvelenarmi. Adoro le tue labbra. Succhiare. Succhiami.
Panna-fragola lolli-pop girl.

A pranzo mentre ascolto musica e fisso lo schermo del portatile.

Incastro il piatto sulle gambe incrociate e cerco di non sporcare le lenzuola, mentre lecco il collo slanciato del cucchiaino ancora sporco di Nutella. E pensare che da bambina adoravo il week end, quando il parentame più prossimo veniva invitato a pranzo a casa dei miei nonni.
Tutte le domeniche non senza una certa monotona sorpresa.
Ora, immaginateci tutti seduti al tavolo rotondo del soggiorno,comprese le zie e i nipotini- fastidio, compresi il padre il Duce e la madre che non realizza perché è sempre tutto bello e felice e gioioso. Immaginate i piatti della nonna, unti, pesanti, ogni domenica gli stessi piatti per anni, anni ed anni. Nonna, la mia estetista ti odia, lo sai? Paladina della cellulite in gonnella. Nonna, che vieni ogni mattina a mezzogiorno a chiedermi se ho mangiato, mentre la mia testa vorrebbe che il cuscino la risucchiasse nel silenzio e lo stomaco viaggia su binari paralleli alla coerenza fisica. Si, nonna, ho mangiato.

I don't like the drugs but the drugs like me


Grigio perla vomitato da seppie intramolecolari s'insinua nel mio cranio sbiadendo i liquami. Sto quasi bene.
Magic Chemistry.
Risucchia i colori e li proietta un prisma perverso sulla luna del mio viso candido: è un bombardamento cromatico a cui mi sottrae l'ecatombe umida e incolore del mio dentro.

Addio version 2.0

Lasciarti andare,
come il buio che all'alba la mia stanza
non stringe mai tanto da impedirne che fugga,

lasciarti andare come le stelle assorbite dal bianco
proprio quando mi chiedo se il giorno non sia
a derubare la notte, e il silenzio...

Lasciarti andare, col tuo corpo negli occhi,
come l'amore appena appagato,
proprio come l'amore, nella voce le labbra, tra le mani le prime parole,
tenere gemme sulle mie fronde secche,
e proprio come l'amore incidere

i tuoi lineamenti nel ricordo,
quando mi chiedo se il giorno non sia
a massacrare uno ad uno
i momenti in cui mi hai detto: Siamo.

La carne Ë fredda, ma allora dimmi perchË
il tuo corpo Ë il fuoco dell'inverno,
e le labbra il brivido e la febbre del mio ventre,
dimmi perchË
la carne Ë fredda ed io respiro il tuo calore
mentre intorno tutto non vuole continuare, fermo,
nel momento in cui
solo il tuo respiro
esiste, ed il mio bacio che lo cerca.


Settembre 2008